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Il testamento digitale di Google

Le ultime volontà prima del trapasso digitale, ascoltate in confessione virtuale dal gigante Google. L’ineluttabile funzione denominata gestione account inattivo permetterà a tutti i morituri cibernetici di decidere il destino dei propri dati tra i vari servizi forniti dall’azienda di Mountain View. Dalle foto caricate su Picasa (ora all’interno di G+) al carteggio di una vita sul servizio di posta elettronica Gmail, gli account della Grande G saranno in grado di gestire autonomamente l’eventuale disattivazione.

Come spiegato in un post pubblicato sul blog ufficiale di Google, ai netizen verrà garantito un periodo di timeout dopo il quale un singolo account potrà essere classificato come non attivo. Questo conto alla rovescia inizierà dall’ultimo accesso, con un sistema di notifica via email o SMS.

Ad esempio, i singoli account potranno selezionare la totale eliminazione dei dati in fasce periodiche di tre mesi fino ad un anno. Così come predisporre una sorta di eredità digitale per tutti i contenuti condivisi su Blogger, Drive, YouTube e G+. “Speriamo che questa nuova feature vi permetterà di pianificare il trapasso digitale – si legge nel post di Google – In modo da preservare la vostra privacy e semplificare la vita dei vostri cari una volta che ve ne sarete andati”. Con tutti gli scongiuri del caso.

“Potresti scegliere di condividere i tuoi dati con un amico o un familiare fidato, oppure potresti scegliere di eliminare completamente il tuo account – si legge nella nota esplicativa della nuova feature di BigG – Sono molte le situazioni che potrebbero impedirti di accedere o di utilizzare il tuo account Google. Qualunque sia il motivo, ti offriamo la possibilità di decidere cosa fare dei tuoi dati”.

Google, al contrario di un diamante, può anche non essere per sempre, e a quanto pare piuttosto che sfruttare una comoda posizione di rendita derivante da rigide politiche dilock-in la corporation preferisce dare ai suoi utenti la possibilità di traghettare, in ogni momento, tutti i dati e le informazioni raccolte nei vari servizi di Mountain View verso provider esterni.

Questa volontà informatico-liberale ha dato vita a Data Liberation Front, iniziativa animata da un piccolo team di ingegneri Google operanti a Chicago che ha appunto l’obiettivo di raccogliere in un solo sito tutte le informazioni, i tutorial e gli step necessari a “liberare” i dati dai G-server per trasferirli altrove.

“Molti provider web rendono difficile l’abbandono dei propri servizi”, scrive Brian Fitzpatrick presentando l’iniziativa, frapponendo tra gli utenti e i propri desideri ogni sorta di impedimenti tecnici o addirittura costringendoli a sborsare denaro per fornire loro una funzionalità di esportazione adeguata. Gli ingegneri Google credono al contrario che “gli utenti, non i prodotti siano i proprietari dei dati, e gli utenti dovrebbero essere in grado di portare velocemente e facilmente quei dati fuori da qualsiasi prodotti senza il minimo problema”.

Il Data Liberation Front si muoverebbe insomma animato all’insegna del concetto di openness e trasparenza nei confronti degli utenti, per cui viene attualmente messo a disposizione tutto quanto è necessario sapere sul travaso di informazioni personali da una buona metà di servizimade-in-Mountain-View, da AdWords a YouTube passando per i preferiti, i contatti, la posta di Gmail e parecchio altro. E nei prossimi mesi, promettono gli ingegneri di Chicago, “pianifichiamo di liberare anche Google Sites e Google Docs”.

Google preferisce “avere utenti leali che usano i nostri prodotti perché sono innovativi, non perché li blindano”, e mettendo a disposizione documentazione e scorciatoie per facilitare lo switch di piattaforma Mountain View dice di voler creare “un senso d’urgenza a migliorare e innovare” in modo da conquistarsi la lealtà e la fiducia dei netizen giorno dopo giorno. Magari pure con un occhio al regolatore, che non si sa mai.

Redato da  Luca Merlo

www.seowebconsulting.it

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