Arte e cultura

I pigmenti gialli nella storia dell’arte

I pigmenti, in qualità di materiali artistici, hanno subito un’evoluzione nel corso della storia dell’arte in conseguenza alla crescita delle tecnologie pittoriche e dei leganti in cui potevano essere dispersi.

 

Il loro utilizzo è accertato fin dalle prime forme d’arte in Occidente risalenti a 40000 anni prima di Cristo e raffiguranti principalmente aspetti di vita quotidiana e dell’ambiente circostante.

Gli uomini primitivi servendosi di materiali coloranti ricavati dal territorio prossimo agli agglomerati delle loro tribù hanno dato origine al ritrovamento di tipologie eterogenee in relazione ai luoghi geografici analizzati. Applicavano i pigmenti sulle superfici dopo aver elaborato una mistura di polveri colorate e grasso animale che poi stendevano con dita oppure, era diffusa l’abitudine di sporcare un tubo vuoto con i materiali artistici e soffiandovi all’interno, il colore rimaneva impresso sull’area desiderata.

 

La tavolozza degli artisti primitivi non era molto ricca si componeva principalmente di colori scuri e terrosi quali: nero, più frequentemente impiegato per disegnare; terre gialle o rosse, in genere ossidi di Ferro a vari stadi di ossidazione; terre marroni, miscele di ossidi di Ferro e Manganese ancora oggi ampiamente diffuse; terra verde ricavata da due minerali quali glauconite e celadonite, ma che per la scarsità di giacimenti non aveva un impiego frequente; infine i bianchi ottenuti da gesso o da ossa di animali.

 

Dal 4000 a. C. al 300 d.C. l’arte fece capo agli Egiziani. La loro tavolozza era molto ricca, si componeva di pigmenti naturali quali: Malachite ed Azzurrite, carbonati basici di rame aventi rispettivamente colore verde e blu; Cinabro, un solfato di Mercurio che rappresenta la prima varietà di rosso della storia, Orpimento, un solfuro di Arsenico, ricavato da un minerale importato dalla Siria , dal colore giallo brillante e velenoso, Lapislazzuli, minerale dal colore blu intenso molto usato dagli Egiziani soprattutto per la realizzazione di gioielli e nelle sculture.

Accanto ai pigmenti di origine naturale, questa popolazione introdusse il Blu egiziano, un silicato di rame ottenuto dalla calcinazione di una mistura contenente sabbia e rame metallico a cui, a volte, si poteva trovare aggiunto del cobalto e tracce di stagno.

 

Le numerose innovazioni introdotte dagli antichi Egizi nei vari settori artistici, furono in seguito adottate dai Greci che, partendo da queste, ne produssero di nuove. La loro tavolozza fu in parte ereditata da quella egiziana , anche se ai già numerosi pigmenti in essa contenuti ne furono aggiunti dei nuovi: il Nero di seppia, ottenuto dall’inchiostro dei polipi che vivevano nei Mari Mediterraneo ed Adriatico; il Crysocolla, verde naturale chimicamente identificabile come un silicato di Rame ed utilizzato oltre che come pigmento miscelato a Ferro, Mangnesio, Alluminio e sale di Potassio, anche come adesivo per gli ori; l’Oro, che per il forte costo fu impiegato solo raramente nelle produzioni artistiche.

 

Al declino dell’Impero Ellenico, cominciò a farsi spazio nella realtà europea un altro caposaldo della storia: la Civiltà Romana. Da un punto di vista prettamente coloristico, i Romani non apportarono grandi innovazioni anche perché, come tutti gli antichi artisti, si limitavano a seguire prescrizioni dettate da altri non lasciando spazio al loro spirito creativo soprattutto per la creazione di miscele dei colori.

 

Per assistere ad uno stravolgimento di tale sistema si deve attendere il Rinascimento, periodo che apportò un rinnovamento generale liberando lo spirito degli artisti e recando una altrettanto libera scelta dei materiali utili al loro lavoro. Non poteva mancare, quindi, l’aggiunta di nuovi pigmenti alla già ricca tavolozza che gli artisti nel corso degli anni avevano contribuito a produrre. Fece capolino proprio in questi anni il Blu Oltremare, ottenuto dal Lapislazzuli e molto diffuso nel Rinascimento soprattutto per dipingere il manto della Vergine. Tra gli altri pigmenti, si fecero conoscere diversi tipi di giallo quali: Giallo di Napoli nella specie naturale ed artificiale ed i Gialli di Piombo-Stagno disponibili per gli artisti in diverse tonalità. La tavolozza rinascimentale poteva contare anche su una serie di Terre colorate: Ombra, pigmento scuro prodotto da una miscela di ossidi di Ferro e Magnesio; Terra di Siena, di origine naturale e dal colore giallo-scuro, era ottenuto da una miscela di ossidi di Ferro e Manganese.

 

Comparvero poi le lacche, realizzate partendo da sostanze indiane di origine organica, Carminio e legno brasiliano. Una loro forte tendenza a schiarire però, non ne propose un utilizzo duraturo. In questo panorama di fervore artistico comincerà a farsi spazio il periodo della Riforma che si tradurrà nella spaccatura dell’arte in due tendenze. Da una parte coloro che continueranno a cercare il favore della chiesa protestante per le loro opere, come Rubens e la sua scuola per esempio, e dall’altra un gruppo di artisti che produceva lavori sotto commissioni o andava alla ricerca di eventuali acquirenti. Il mercato dell’arte ormai straboccava di artisti che per ridurre la concorrenza tendevano a specializzarsi tecnicamente al fine di primeggiare.

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