Economia e lavoro

Come funziona la pensione integrativa

La pensione integrativa si renderà indispensabile, in un futuro abbastanza prossimo, per assicurare un discreto e accettabile tenore di vita a chi si ritirerà dal mondo del lavoro: infatti, le pensioni pubbliche saranno da considerare in misura sempre più rilevante come delle semplici prestazioni minime. E, proprio per questo motivo, esse dovranno essere integrate e arricchite con delle pensioni integrative, vale a dire delle rendite vitalizie formate e incrementate in maniera volontaria. 

fondi pensione complementari funzionano in modo molto semplice, nel senso che prevedono il versamento di una quota mensile, per un certo numero di anni, fino alla costituzione di un capitale. Tale capitale nel corso del tempo viene progressivamente rivalutato, in modo tale che al lavoratore che si ritira, al momento della quiescenza, sia erogata una rendita mensile per il resto della sua vita. Sono diversi i fattori che influenzano l’ammontare della rendita: primo tra tutti, ovviamente, l’importo del capitale che è stato versato, ma anche il sesso del lavoratore e la sua età. Non deve sorprendere che tra le variabili da prendere in considerazione vi sia anche il sesso: per le donne, infatti, l’aspettativa di vita è lievemente più alta rispetto agli uomini, e dunque per loro la rendita, a parità di altre condizioni, ha sempre un importo leggermente più basso.

Secondo le normative italiane i fondi pensione devono essere gestiti come i fondi comuni di investimento: ciò vuol dire che il denaro che viene raccolto è investito in buoni del Tesoro, in azioni, in obbligazioni e in altri strumenti finanziari, mentre l’erogazione delle rendite vitalizie avviene solo nel momento in cui il lavoratore va a raggiungere l’età pensionabile. Chi gestisce un fondo si pone come traguardo uno specifico rendimento, il quale ovviamente è tanto più alto quanto più elevato è il rischio che gli investimenti che sono stati scelti comportano.

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