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I compro oro sono come il Monte dei Pegni?

Il fenomeno della crescita e repentina diffusione dei compro oro, sarà probabilmente tra i più ricordati di questo 2013. 
Pur affondando le proprie radici in qualche anno addietro, esso ha raggiunto nell’ultimo biennio dimensioni epocali. Ne sbucano ovunque, con una immagine decisamente rinnovata alla quale gli Italiani sembrano dare fiducia, se è vero che, come dimostrano le statistiche, ormai il 30% degli italiani si rivolge a loro per vendere il proprio oro usato.

Non cadiamo nel facile errore di ridurre la questione ad un ritorno del vecchio stereotipo del Monte dei Pegni al quale si ricorre quando si è in bolletta. Nonostante il periodo di innegabile difficoltà economica generalizzata, la connessione con il fenomeno in parola non è così ovvia.
Se è vero infatti che negli anni passati la funzione di compro e vendo oro era esercitata da piccoli commercianti, con negozi poco invitanti e senza una precisa regolamentazione, altrettanto palpabile era lo sfavore dell’ambiente orafo nel suo complesso per questi concorrenti. Spesso tacciati più di slealtà nei confronti delle gioiellerie che non del coinvolgimento effettivo in loschi affari, i compro oro hanno scontato gli effetti negativi di una brutta nomea. A complicare la loro posizione si sono susseguite ondate di controlli da parte della guardia di finanza (che hanno ingenerato la convinzione che qualcosa da controllare ci fosse davvero), nonché la diffusione anche a mezzo delle televisioni di locali, spesso appartenenti ad altre tradizioni più che alla nostra, nei quali disperati erano disposti a vendersi anche l’anima per pochi spiccioli. 

Questo continuo parallelismo tra Monte dei Pegni, banco di pietà e compro oro ormai davvero non ha più ragion d’essere e basta metter piede in uno dei molti negozi di nuova apertura per rendersene conto. 
La verità è che siamo di fronte ad un business di chiaro successo, che sfrutta una innegabile verità: gli Italiani possiedono oggetti preziosi, spesso ben oltre le reali esigenze, magari accumulati per questioni di moda durante momenti di benessere economico e hanno spesso l’esigenza di sbarazzarsene, per varie ragioni che non sono necessariamente legate alla ricerca di denaro facile, ma che spaziano da esigenze personali alla mera voglia di farsi un regalo un po’ costoso senza per questo incidere sul budget familiare.

Oggi, finalmente, l’immagine resa corrisponde all’essenza, anche grazie all’intervento nel settore di grandi brand nazionali e internazionali, che oltre ad alzare notevolmente il livello medio del servizio, sono garanzia di correttezza, competenza e affidabilità.
La stragrande maggioranza degli operatori svolge la propria attività seguendo le norme di legge e riuscendo comunque ad offrire ai propri clienti opportunità davvero difficili da non cogliere.
Prendiamo, ad esempio, la possibilità di accedere ai siti dedicati e di eseguire online alcune procedure preliminari alla cessione dei preziosi, che a norma di legge deve essere effettuata di persona per garantire la verifica dell’identità del cedente.
Attraverso il web alla pagina http://www.apesodoro.com è possibile non solo monitorare costantemente la quotazione dell’oro, ma valutare i propri monili semplicemente selezionando peso in grammi e caratura.
Particolarmente gradita dagli utenti, che mostrano di apprezzare molto queste facilitazioni 2.0, è poi la possibilità, una volta individuata la migliore quotazione, di bloccarla online mettendosi al riparo dalle fluttuazioni del valore stabilito sui mercati.
Basta quindi stampare una sorta di certificato – prenotazione del valore e recarsi in un compro oro affiliato per usufruirne entro un periodo di tempo variabile in genere tra le 24 e le 48 ore.

Resta ferma ovviamente la necessità, per chi voglia vendere oro usato in tutta tranquillità, di prestare attenzione a che l’esercente rispetti le regole cui è sottoposto dalla legislazione e abbia l’autorizzazione alla raccolta di beni del genere di quelli che si intendono cedere. Non tutti i compro oro infatti possono acquistare, ad esempio, rottami a scopo fusione, trattandosi di una attività posta sotto il controllo della Banca d’Italia.
Particolare attenzione va rivolta alle modalità con cui viene eseguito il pagamento. Ricordiamo infatti che, secondo le vigenti disposizioni antiriciclaggio, la transazione in contanti può avvenire esclusivamente entro il limite dei 1000 Euro, superato il quale si richiedono pagamenti tracciabili. 
Il rispetto di queste norme è garanzia anche per il cliente che, in caso di violazione, può trovarsi a pagare una multa molto salata.

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