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Gli schermi da retroproiezione e l’imbarazzo della scelta

Cominciamo col dire che la scelta e l’acquisto di uno schermo per proiezione non sono, certamente, operazioni facili. Questo perché la vastità dei modelli in commercio è notevole. In secondo luogo, è anche una questione strettamente economica. Comprare un telo da videoproiezione è un investimento, al di là dell’uso che se ne intende fare, dell’ambiente e delle finalità dell’installazione. Se tra la gamma di prodotti e produttori cominciassimo a scremare la nostra scelta e decidessimo di “portarci a casa” uno schermo retroproiezione, il discorso è un altro, ma in ugual misura non esente da dubbi, perplessità e valutazioni necessarie.

E’ fondamentale fare una premessa – il più possibile breve e chiarificatrice – sul concetto e sulla tecnologia della retroproiezione. Siete pronti? Bene. La retroproiezione è, banalmente, uno dei due sistemi possibili in un sistema composto
da videoproiettore e schermo, che permette di ottenere la proiezione di immagini 4 volte più luminose e definite degli schermi a proiezione frontale. Infatti, gli schermi da retroproiezione sfruttano talmente tanto efficacemente l’input di luce proveniente dal videoproiettore da poter essere utilizzati in stanze molto illuminate o, addirittura, in spazi esterni. Con il termine “retroproiezione” viene indicata la condizione in cui il proiettore è posizionato/installato nella parte posteriore dello schermo (un po’ come quando, un tempo, per punizione venivamo messi dietro la lavagna). Il telo proiettore si viene così a trovare tra l’ottica del videoproiettore e l’angolo visuale degli spettatori. La tecnologia usata per realizzare questo tipo di strumentazione distribuisce la luce proveniente dal videoproiettore, in maniera uniforme, presentando un’immagine molto dettagliata. I vantaggi li abbiamo già detti: risultati della proiezione più luminosi di quella frontale, “nemmeno l’ombra di ombra” da parte del presentatore dello schermo e, in ultima analisi, aumento del contrasto dell’immagine.

Insomma, gli schermi da retroproiezione – in un livello comparativo con altri maxischermi – formano la rappresentazione ottica sul lato del telo opposto, rispetto alla posizione che ospita il proiettore. Assunte queste “nozioni strutturali” e tecniche, nell’incipit del presente articolo abbiamo parlato di diverse tipologie di pannelli per videoproiettore. Nel settore della retroproiezione sono presenti, a ragion veduta, tutti i formati standard (4:3, 16:9, 1:1) e modelli che vanno dagli schermi a molla agli schermi motorizzati, dai teli olografici agli a quelli ad arganello, a cornice rigida o “frameless”, cioè senza cornice, per arrivare poi allo schermo tensionato. Quest’ultimo rappresenta il massimo dell’evoluzione tecnica dei teli motorizzati, perché i cavi di tensionamento inseriti, lateralmente, nel telo assicurano una perfetta planarità della superficie di proiezione, garantendo una messa a fuoco corretta, condizione indispensabile per la retroproiezione. Capisco la confusione in atto, ma non posso consigliarvi.

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