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La pesca: sport, hobby ma soprattutto passione

Si può definire la pesca in tanti modi: uno sport, un hobby, un passatempo, un lavoro…, ma penso che il termine che la esprime nel modo più esaustivo sia: una “passione”. Cosa se non una passione porterebbe il pescatore ad alzarsi la mattina presto (rigorosamente quando il sole non è ancora sorto!), rimanere ore statico a fissare un galleggiante (con la speranza che affondi da un momento all’altro), stare nottate intere sulla riva del mare o pomeriggi assolati seduti su un “comodo” scoglio?

 

La passione per la pesca può nascere in diversi modi: facendo alcune uscite (battute) di pesca con un parente od un amico, vedendo persone che pescano (spesso con buoni risultati), nascendo o vivendo in posti adatti alla pesca (mare, laghi, fiumi…), per appartenenza culturale o per semplice curiosità. Fatto sta che molte persone che si appassionano alla pesca, tolte quelle che dopo vari insuccessi desistono, continuano a coltivare, spesso in maniera crescente, questa nobile arte.

 

Parlare della pesca può risultare un compito assai arduo in quanto questa si articola in svariate forme e tecniche sempre in continua evoluzione dovuto al fatto che si hanno sempre più informazioni su luoghi e specie ittiche, ma soprattutto perchè nella pesca la fantasia e le diverse esperienze dell’uomo possono trovare sempre riscontro in tecniche “innovative” (lo scopo rimane sempre la cattura del nostro amico pesce!). E’ preferibile quindi parlare (in generale) della figura del pescatore; chi è dunque il pescatore? E’ una persona che sa usare la sua fantasia: non si va a pesca in maniera casuale, ma si studiano i posti, il tempo, le tecniche da adottare per quel specifico giorno e per le prede scelte.

 

Si aziona il lato fantasioso del cervello che fa proiettare immagini di come si vorrebbe trascorrere la giornata di pesca; nella mente del pescatore è tutto perfetto, le condizioni meteo, il momento della giornata, le esche impiegate, e già si possono intravedere nell’immaginario le ambite prede. Spesso però il “film”programmato nella testa non si realizza, ed ecco che la mente del pescatore torna al lavoro per darsi la giusta spiegazione dell’accaduto: forse c’era toppa corrente, i pesci non si sono avvicinati perché c’era troppo chiasso, forse gli ami utilizzati erano troppo grandi…Molta gente dice che i pescatori sono bugiardi, diciamo invece che sono…”fantasiosi”!

 

Altra risaputa caratteristica del pescatore è quella di essere paziente; in alternativa a pazienza possiamo dire costanza, o meglio speranza. Infatti il pescatore non rimane tante ore noiosamente ad attendere l’abboccata del pesce che sembra non arrivar mai, ma continua imperterrito a pescare sperando che da un momento all’altro abbocchi. Ma al nostro povero pescatore basta un solo momento per rifarsi di tutte le delusioni, tutte le imbiancate (battute di pesca andate a vuoto): la cattura; la cattura della preda da lui sognata, inseguita come un traguardo a cui arrivare, la cattura avvenuta nelle circostanze già immaginate o in modo inaspettato.

 

Quando la nostra preda abbocca all’amo l’adrenalina comincia a scorrere nelle vene, insieme di sensazioni anche contrastanti pervadono il corpo (gioia, preoccupazione, ansia…) ed emozioni indelebili vengono stampate nella mente. In questo modo si formano i racconti di pesca che sembrano talvolta veri e propri racconti mitologici, ma che devono in qualche modo (con la fantasia) rendere omaggio all’emozione che la pesca può offrire.

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