Economia e lavoro

Mercati, la tensione Venezuela-USA scuote il petrolio

Dalle minacce di passa ai fatti. Donald Trump comincia a fare terra bruciata attorno a Nicolas Maduro, presidente del Venezuela. Il tycoon americano infatti ha firmato un ordine che impone nuove sanzioni finanziarie contro il dittatore venezuelano. Nello specifico Trump ha messo al bando il trading del debito di Caracas. Cosa vuol dire? che alle istituzioni finanziarie americane non sarà più possibile negoziare nuovi bond emessi dal governo venezuelano e da Pdvsa, la compagnia petrolifera di Stato. E’ stato anche vietato di gestire alcuni bond esistenti posseduti dal settore pubblico venezuelano oltre al pagamento di dividendi al governo stesso.

La portata delle sanzioni

La mossa era stata ampiamente preannunciata da Trump, e comunque ha più valore simbolico che pratico. Questo perché il Venenzuela non ha in programma una nuova emissione di titoli (l’ultima volta che venne fatto risale addirittura al 2011). Il provvedimento pare quindi più essere un avvertimento che non uno schiaffo reale. Inoltre vengono escluse dal divieto le transazioni petrolifere tra i due paesi. Trump ha infatti concesso una licenza di 30 giorni durante la quale sarà possibile finanziare gran parte degli scambi commerciali, incluse l’importazione e l’esportazione di petrolio, gestire bond venezuelani e finanziare beni a scopi umanitari destinati alla nazione dell’America del Sud.

Le ripercussioni sul petrolio

Dal punto di vista economico, gli effetti più importanti che genera questa tensione riguardano il petrolio. Gli effetti che le sanzioni potrebbero avere sul prezzo dell’oro nero possono essere infatti notevoli. Peraltro questo si unisce alla debolezza del dollaro sui mercati valutari (la strategia Ichimoku Kinko Hyo evidenzia bene questa debolezza) e ai noti problemi del OPEC nel sostenere il mercato. La somma di queste situazioni potrebbe avere delle conseguenze notevoli sull’andamento futuro del mercato petrolifero.

Peraltro è proprio il petrolio che viene visto – dai sostenutori di Maduro – come pretesto americano per creare tensioni: “Montano il caos in Venezuela in modo da impadronirsi del nostro petrolio”, è il mantra che ripetono. Di certo è evidente che il mare di oro nero su cui galleggia il paese sudamericano fa gola a tanti. Non per niente da quando è scoppiata questa tensione con gli USA, il petrolio ha sfondato quota 50 dollari (formando più di una candela doji trading).

C’è chi dice che la crisi drammatica del Venezuela potrebbe costarci 15-20 dollari al barile in più sul prezzo del petrolio. Per avere una conferma di quanto sia delicata la situazione, basta pensare che la moneta nazionale (il bolivar) ha perso circa il 60% del suo valore contro il dollaro sul mercato nero: ne servono 19.000 per avere un solo biglietto verde, quando al cambio ufficiale ne basterebbero 10.

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